Così parlò Orso Stanco

Momenti di vita di un orsetto di peluche

Il mio diario di viaggio lo potete trovare qui:
http://orsostanco.altervista.org/index.html

Dicembre 2007 – Londra

Agosto 2008 – Turchia

Aprile 2009 – Gita a sarre

Agosto 2009 – Gita al Miage

Febbraio 2010 – Le città imperiali del Marocco

Luglio 2010 – Gita al Breuil

Luglio 2010 – Francia del sud

Luglio 2010 – Barcellona

Agosto 2010 – Alsazia

1 gennaio 2011 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Interne Explorer 9: prime impressioni

Se da una parte microsoft annulla gli Spaces (cosa di cui sono parecchio dispiaciuto) dall’altra ha reso disponibile la beta di internet explorer 9 che ho installato ieri. Il browser si presenta semplificato: sulla sinistra i due tasti “indietro” e “Avanti”; segue la casella dove digitare gli indirizzi, che ora funziona anche come casella di ricerca sui provider definiti (nel mio caso Google e Bing). Sullo stesso livello le tabs delle pagine aperte e infine 3 tasti per la pagina iniziale, i preferiti e gli strumenti (che contiene tutte le voci di menù che peraltro si usano poco). La nuova versione di IE supporta l’HTML5. Sono subito andato su Vimeo a vedere se è veramente superiore all’uso dei plug-in. Per l’utente del sito praticamente non cambia niente. A parte se si desidera una visione a tutto schermo. In questo caso infatti il video non è propriamente a tutto schero ma, per così dire, a tutta finestra. IE ha anche la possibilità di esecuzione in modalita tutto schermo. In questo caso la barra superiore sparisce e la si puo richiamare avvicinando il puntatore del mouse alla parte superiore dello schermo, un pò come si fa con la barra inferiore dei programmi. A proposito della barra inferiore: quando IE è a tutto schermo non risco a richiamarla con il mouse e sono costretto a premere il tasto windows sul tastirino, cosa piùttosto noiosa, almeno i certi casi. Interessante la funzione di scelta delle pagine quando si richiama una nuova scheda. IE si ricorda le pagine aperte di frequente e le propone con una apposita schermata all’apertura delle schede. Per ora sembra funzionare bene, tranne per il fatto che sul post non mi funzionano i pulsantini per inserire le immagini…

30 settembre 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Ciao mondo!!

Welcome to WordPress.com. This is your first post. Edit or delete it and start blogging!

28 settembre 2010 Posted by | Senza categoria | 1 commento

Sono un orsetto L A U R E A T O

Ormai è già da un po’ che mi sono laureato in Scienze Economiche all’Università degli Orsetti con 108 su 110. Niente male vero? La novità è che della mia laurea il mio amico Naughty Bear lo a saputo solo ora e l’invidia gli ha fatto avere uno dei suoi terrificanti attacchi di cattiveria. Lui non si è nemmeno diplomato perché non ha la costanza ma soprattutto la calma necessaria per terminare gli studi. Comunque, sta di fatto che in preda alla rabbia più profonda se ne è andato in giro a fare scherzi e cattiverie a tutti quelli che incontrava. Peggio per gli orsetti "tutti pettinati e firmati" come li chiama lui. Per quanto mi riguarda mi sono messo al riparo ed aspetto che gli passi.

14 settembre 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Il cromlech del Piccolo San Bernardo: le ultime scoperte

La regione della Valle d’Aosta, anche per via delle altissime montagne che la circondano e che sono le più alte dell’Europa, è stata considerata fin dall’antichità come un luogo di particolare vicinanza agli dei. Sono molte le testimonianze in epoca antica che fanno riferimento alle divinità celtiche prima e romane in seguito. A dimostrazione di questo basti pensare che i due passi più importanti della regione sono stati intitolati prima agli dei Pen e Giove ed infine, in epoca cristiana, a san Bernardo. Fin dalla fine dell’ultima glaciazione gli uomini, ancora in parte nomadi hanno colonizzato la regione. Le popolazioni che si sono susseguite portavano le proprie credenze, la propria cultura e con il passare del tempo facevano proprie parte delle usanze delle popolazioni che li avevano preceduti. Con il passare dei millenni si è venuta così a creare una particolarissima identità culturale intrisa di credenze ed usanze ancestrali, alcune delle quali sono evidentemente giunte fino a noi deformate e reinventate per via dei continui apporti culturali che via via sedimentavano sugli strati sottostanti.

Le fondamenta culturali della popolazione valdostana si possono far risalire al periodo neolitico, ad un periodo che va dai cinque mila ed i tre mila anni prima dell’inizio della nostra era. Si tratta del periodo in cui le popolazioni nomadi giunte chissà come in Valle d’Aosta cominciano ad adottare modi di vita stanziali. Il clima era più caldo di quanto non sia oggi e malgrado le difficoltà di sfruttamento del territorio si sviluppano l’agricoltura e la pastorizia. Intorno al terzo millennio prima di Cristo fiorisce in tutta la valle una civiltà megalitica. Questi uomini, che arrivavano probabilmente da altre regioni sono i costruttori dei grandi apparati di pietre, spesso di dimensioni notevoli. Se le costruzioni megalitiche sono riscontrabili in tutta Europa va tuttavia osservato che quelle presenti in Valle d’Aosta presentano caratteristiche del tutto particolare, dovute evidentemente al recupero della cultura preesistente nel territorio. Ne sono un esempio caratteristico i siti dell’area megalitica di St. Martin de Corléans ed il cromlech del Piccolo San Bernardo.

Gli studiosi che si sono susseguiti nella ricerca in questi due siti sono sempre stati d’accordo sul fatto che questi luoghi dovevano essere rappresentazioni simboliche della vita, probabilmente piccoli osservatori astronomici in grado di misurare la ciclicità delle stagioni. Ricordando quanto detto prima relativamente alla ipotetica vicinanza degli dei a questo territorio ed alla grande importanza che le popolazioni preistoriche dovevano dare ai cicli vitali si è anche supposto che nell’area di St. Martin de Corléans fosse presente una serie di incisioni rappresentanti simbolicamente una aratura ed una serie di pali che sempre in modo simbolico potevano rappresentare il tempo della raccolta. In seguito le rappresentazioni sono cambiate e più che far riferimento al naturale susseguirsi dei cicli naturali dell’agricoltura, si è iniziato a far riferimento agli uomini stessi con le steli antropomorfe e le dispersioni di denti. Infine la zona venne utilizzata per le sepolture. Mi pare interessante, per terminare questa doverosa introduzione, notare come nell’area megalitica di St. Martin vi sia stato un evoluzione nell’utilizzo. Inizialmente dedicata ai riti collegati con la "madre terra" quando il gruppo di esseri umani è cresciuto in numero e si sono resi necessari sistemi di organizzazione sono emerse, all’interno del gruppo, delle figure di riferimento il cui culto è attestato dalle steli antropomorfe. Il passaggio seguente è relativo al culto non della persona ma del suo ricordo, nel tentativo per i potenti di raggiungere in un certo modo l’immortalità, attraverso sepolture particolarmente elaborate.

   Ancora più interessante e misterioso è il cerchio di pietre, denominato cromlech, presente al colle del Piccolo San Bernardo. Durante gli studi svolti recentemente sull’area sono infatti giunto ad alcune conclusioni che inizialmente mi hanno lasciato alquanto perplesso. Le mie conclusioni derivano innanzi tutto dalle rilevazioni della posizione delle pietre, resa particolarmente difficile per via del fatto che alcune sono sicuramente state mosse (forse aggiunte) e altre mancanti. Si è pertanto resa necessaria, a partire dalle osservazioni in sito la ricostruzione il più fedelmente possibile di quella che doveva essere la loro posizione originaria. Uno dei motivi di interesse per il cromlech del Piccolo San Bernardo è la sua ubicazione. Posto in un luogo che era intitolato al dio delle montagne e dei viaggi si è pensato in passato che potesse essere una specie di luogo sacro dedicato a riti religiosi. Alcuni hanno anche ipotizzato che questo cerchio di pietre potesse essere un piccolo osservatorio astronomico, ipotesi che ho scartato immediatamente proprio per via della posizione, che per tale scopo ritengo non adatta. Ritengo più interessante notare che il cromlech si trova in una zona per così dire di "passaggio". Il colle rappresenta per se stesso un luogo geografico dove si passa da un ciclo all’altro per l’inversione salita-discesa. Le condizioni geografiche sui due lati del colle sono totalmente diverse. Ma il colle è anche il luogo d’incontro tra coloro che abitano sui due versanti della stessa montagna e che da essa sono riuniti. Infine si noti che il colle era intitolato al dio delle montagne e dei viaggi. Le mie osservazioni hanno tenuto conto anche della particolare situazione geografica della zona del colle. Il cerchio di pietre si trova in un certo modo inserito nell’arco naturale formato dalle montagne che lo circondano. Altro punto di interesse e di comparazione con gli altri siti megalitici come ad esempio quelli del nord ovest della Francia è dato dal fato che le pietre che lo compongono sembrano provenire dalla zona stessa del colle. Questa è una situazione atipica: per motivi che a noi sfuggono completamente, molti monumenti megalitici sono realizzati con massi provenienti anche da grande distanza. Nel caso del piccolo San Bernardo sono presenti, anche non troppo distanti, rocce con caratteristiche totalmente diverse da quelle presenti in loco che si sarebbero potute portare fino al colle, sempre che il monumento fosse nato per gli stessi motivi che hanno determinato la costruzione di altri monumenti. Il cerchio infine si trova esattamente nel punto di separazione delle acque. Tutte queste ed altre osservazioni mi hanno portato a ipotizzare che il cerchio sia nato per esigenze pratiche, senza troppe attenzioni al materiale utilizzato e dando viceversa maggiore importanza alla sua posizione e all’utilizzo. Il colle, punto di passaggio simbolico e di incontro tra le varie popolazioni doveva essere utilizzato per riti propiziatori ai quali partecipavano le popolazioni poste sui due lati della montagna e che in qualche modo condividevano la stessa cultura. Le successive analisi condotte in loco hanno fatto nascere una nuova ipotesi peraltro confermata dalle ricerche. Al colle si svolgevano, per motivi religiosi o sociali, dei combattimenti simbolici. Non è possibile determinare la ragione di tali combattimenti, ma certamente interessavano le popolazioni residenti sui due versanti che si incontravano esattamente nel punto di spartizione delle acque. Ulteriori indagini hanno portato ad una scoperta inaspettata. Questi combattimenti rituali avvenivano attraverso il combattimento di bovine. Se a prima vista questo può sembrare strano va ricordato che stiamo parlando di popolazioni che avevano acquisito da poco la tecnica della pastorizia che risultò importate per assicurarsi un apporto nutritivo costante. 

Questa scoperta è particolarmente importante se si pensa che ancora oggi, in Valle d’Aosta, gli allevatori organizzano combattimenti tra le vacche che si svolgono principalmente in improvvisate strutture di forma circolare. Ed è forse per qualche reminiscenza atavica che uno di questi incontri avviene proprio al colle del Piccolo San Bernardo, poco lontano dal cromlech? Quella delle battaglie tra bovine è una usanza particolarmente radicata nella cultura tradizionale valdostana. Mi sono chiesto se le battaglie attuali potessero in qualche modo essere collegabili ai combattimenti rituali che si svolgevano nel neolitico e come potesse, questa usanza, essere arrivata fino ai giorni nostri.

Ad Aosta come in molte città di nuova costruzione, i romani costruirono anche un anfiteatro. Forse è stata la forma arrotondata come il cromlech o forse il disinteresse della popolazione locale per i combattimenti tra gladiatori ma sta di fatto che si è dimostrato, attraverso le ricerche archeologiche, che nell’anfiteatro romano di Aosta si svolgevano anche combattimenti di vacche.

Le ultime scoperte sull’uso del cromlech del Piccolo San Bernardo e dell’anfiteatro romano dimostrano come quella della battaglia tra vacche sia in valle d’Aosta un’usanza che affonda le radici nel passato più remoto. Diventato inutilizzabile per via del peggioramento delle condizioni climatiche il cromlech, i combattimenti si sono spostati nel fondo valle dove alcuni anni fa è stato costruito addirittura un nuovo luogo di combattimento: l’arena di Aosta che riunisce in se le forme del cromlech, dell’anfiteatro e quelle circolari che naturalmente gli allevatori realizzano quando organizzano nei pascoli i combattimenti.

24 agosto 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Il MIDI francese

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Francia del sud from Orso Stanco on Vimeo.

 

Campi di lavanda, piantagioni di girasoli, paesaggi mozzafiato, antiche città e vecchi manieri. Questa è una delle possibili rappresentazioni del sud della Francia. Ed è propria a partire da questa rappresentazione parziale che ho organizzato il mio viaggio nel MIDI. Grazie alla signorina TomTom ho scelto di evitare le strade a grande traffico e di privilegiare le piccole stradine che attraversano la campagna. La prima tappa è in direzione della Provenza. Di campi di lavanda o di tutte quelle altre erbe aromatiche che in passato hanno dato rinomanza alla regione se ne trovano pochi. Decido di fare tappa nel piccolo villaggio di Simiane la Rotonde. Si tratta di un piccolo paese, arroccato su una collinetta sormontata della torre medievale, una delle più antiche di Provenza. Dal cortile della torre si può ammirare il paesaggio sottostante, un vallone esteso a perdita d’occhio disseminato qua e là di campi di lavanda. Dell’antico castello a parte la torre non rimane molto, ed il poco che resta è utilizzato come bar e come sala dove si svolge la presentazione dell’uso degli oli essenziali e dei profumi nel tentativo di rifilarti qualche flaconcino di prodotto, che oltretutto arriverà da chissà dove. La parte della torre più imponente è la grande sala con cupola che in alto ha una piccola apertura bordata da una corona.

Lasciato Simiane si fa rotta verso Avignon. La città vecchia è interamente circondata dalle mura. Si tratta di una bella cittadina inserita nella città moderna. La cinta muraria, oggi non protegge più da possibili invasori ma dalla speculazione edilizia. In questi giorni c’è il festival e la città è letteralmente tappezzata dai volantini che invitano ai vari spettacoli. Alcuni artisti percorrono le vie cercando di attirare l’attenzione e di convincere i passanti ad assistere ai loro spettacoli nei teatri. Se la città di Avignon è quello che è lo deve al fatto che nel medio evo è stata per più di un secolo (dall’inizio del 1300 alla prima metà del 1400) la residenza papale. Fu in quegli anni che furono costruiti il palazzo e l’attuale cinta muraria. Il palazzo dei papi, costruito e ampliato in periodi diversi, fu contemporaneamente residenza papale, luogo di culto, fortezza e sede amministrativa. Si tratta di una costruzione imponente, costituita da vari corpi di fabbrica raccolti intorno a due cortili. Gli ambienti interni sono molto grandi e testimoniano dell’importanza e del fasto della corte papale. Non può mancare una visita al moncone del famoso ponte. Il caldo è insopportabile e nel tentativo di trovare un pò di refrigerio decido di fare la gita in barca sul fiume. A parte il fresco relativo provocato dal movimento della barca non consiglierei a nessuno di spendere parte del budget vacanziero per questa gita che ho trovato per niente interessante, addirittura noiosa.

La prossima tappa è la cittadella di Carcassonne che è conosciuta per essere stata al centro della crociata contro i Catari. In seguito, passata sotto il controllo del re di Francia, la cittadella è stata interamente fortificata con la cinta muraria disseminata di torri. Praticamente abbandonata la cittadella cadde in rovina al punto tale che nel 19° secolo si era deciso di demolirla. Fu a quel punto che intervenne Viollet-le-Duc che restaurò la cittadella. In realtà più che di un restauro si tratto di una vera e propria ricostruzione. L’interpretazione di Viollet-le-Duc dell’architettura medievale era certamente influenzata dalla cultura romantica e a Carcassonne questo è particolarmente visibile. Così ritoccati la cinta muraria e le torri non incutono più terrore, come certamente doveva essere al momento della loro edificazione, ma al contrario sembrano invitare ad inoltrarsi in un luogo da sogno, fiabesco. Arrivo al mattino presto davanti alla porta di ingresso alla cittadella e scopro piacevolmente che vi sono dei grandi parcheggi che possono accogliere tutte auto dei visitatori.  Entro nella cittadella, è ancora presto e i negozi sono ancora chiusi. Percorrere le stradine senza l’affollamento dei turisti sarebbe molto piacevole se non fosse per l’immondizia: mozziconi di sigarette, lattine, cartacce sono disseminati ovunque. Finalmente i negozi aprono e i commercianti cominciano stancamente a pulire il pezzetto di strada davanti ai loro negozietti; con i negozi aperti la cittadella sembra ancora più falsa: si vedono solo ristoranti, bar e negozi di cianfrusaglie varie che qualcuno si ostina a chiamare oggetti ricordo o regalo. Una veloce visita al castello dalle cui sommità si può osservare il panorama circostante mi permette di riflettere sul fatto che i monumenti storici più visitati sono quelli più fasulli; e non parlo di quella alterazione che è frutto delle trasformazioni dovute all’uso continuativo delle costruzioni, ma intendo quei veri e propri programmi di ricostruzione che si sono spesso avviati nel periodo tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del  ventesimo secolo.

Le vacanze nel sud della Francia sanno volgendo al termine. Sulla strada del ritorno un’ultima tappa a Crest per visitare la torre che con i suoi 52 metri è il donjon più alto di Francia.

24 luglio 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Gita a Breuil

 

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Gita a Breuil from Orso Stanco on Vimeo.

Per l’inizio della stagione sciistica estiva a Breuil sono stati praticati per alcuni giorni prezzi ridotti per raggiungere il Plateau Rosa in teleferica. Visto che ieri si preannunciava una bella giornata ho deciso di approfittarne per fare una gita a Breuil. Durante l’attraversamento della valle del Marmore mi sono fermato alcune volte per ammirare lo splendido paesaggio offerto dalla cima del Cervino che si erge in fondo alla vallata. Essendo particolarmente ghiotto di miele pensavo di acquistarne un po’ lungo la strada ma purtroppo il negozio era chiuso e le arnie ormai utilizzate solamente come decorazione per il piccolo giardino roccioso nel quale vi erano varie piantine di fragoline di montagna con le quali mi sono consolato dalla mancanza del miele. Il Lago Blu si trova poco prima di arrivare a Breuil; questo laghetto alpestre non è molto esteso ma vale la pena di fermarsi a guardarlo. Si trova inserito in un piccolo bosco di conifere e originato dall’acqua di fusione di qualche ghiacciaio presenta un colore caratteristico. Gli alberi e il Cervino che si specchiano sulla superficie rendono il paesaggio particolarmente piacevole alla vista. Nell’acqua ci sono anche alcune trote e tutt’intorno i prati e i cespugli sono in piena fioritura. Dopo un pranzo frugale si riparte per Breuil. Personalmente Breuil non mi piace, anzi ad essere sincero ho avuto l’impressione di cumulo di ciarpame mal disposto. Oltretutto, non essendo ancora arrivati i turisti della stagione estiva, la cittadina era praticamente deserta e trasmetteva un senso di solitudine e di tristezza. Non importa, io sono venuto fin qui solamente per salire al Pateau. Ci vogliono tre teleferiche per raggiungere i 3500 metri del Plateau Rosa. Finalmente indosso il giaccone, infilo la tavola e inizio a sciare. Ormai sono le 13 passate e la neve non è un granché. Come spesso accade in montagna le condizioni atmosferiche cambiano in pochissimi minuti. D’un tratto il cielo è tutto coperto di nuvole, la visibilità si riduce in modo consistente. Inutile insistere, non resta che prendere la teleferica e ritornare a valle. Nell’insieme è stata comunque una bella giornata passata tra le montagne.

 

3 luglio 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

presentazioni on line 2

24 marzo 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Presentazioni on line

24 marzo 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

Orso stanco è su VIMEO

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Viaggio in marocco from Orso Stanco on Vimeo.

Ora i miei video sono su VIMEO. Per vedere il filmato a schermo intero cliccate sul titolo ("Viaggio in marocco") nella riga sotto il video. Sarete reindirizzati sulla pagina di vimeo. A questo punto cliccate nel video sull’icona per la visione a tutto schermo (l’icona a destra della barra di avanzamento). Non so perchè ma nel blog la visione a schermo intero non funziona!

 

9 marzo 2010 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento